Inanellamento

L’inanellamento
L’inanellamento degli uccelli a scopo scientifico nacque in Danimarca nel 1899, quando H. D. Mortensen marcò alcuni storni con anelli metallici recanti impressi numeri progressivi ed il suo indirizzo al fine di ricevere lettere di segnalazione. Da allora l’inanellamento è rapidamente evoluto in concreta tecnica di ricerca utilizzata in tutto il mondo e basata sul marcaggio individuale degli uccelli mediante anelli di tipo e diametro adatti alle dimensioni ed abitudini delle differenti specie.
In Italia l’inanellamento a scopo scientifico iniziò nel 1929 ad opera del Prof. Alessandro Ghigi, il cui interesse per lo studio della migrazione lo spinse a stimolare la realizzazione di una rete di stazioni di inanellamento con l’istituzione di una serie di Osservatori Ornitologici coordinati a livello nazionale dall’allora Laboratorio di Zoologia applicata alla Caccia, collegato all’Università di Bologna. Svolta decisiva si ebbe con la legge quadro sulla caccia n. 968/77, che definiva la regolamentazione delle attività di cattura a scopo amatoriale e scientifico e, per svolgere l’attività di inanellamento, prevedeva la necessità di ottenere una specifica autorizzazione dalle competenti Amministrazioni locali (Regioni, Province), sulla base di un parere tecnico espresso dall’Istituto Nazionale per la Biologia della Selvaggina (già Laboratorio di Zoologia applicata alla Caccia). Più recentemente la legge per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio n. 157/92 ribadisce il ruolo di coordinamento centrale dell’attività di inanellamento affidato all’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (già Istituto Nazionale per la Biologia della Selvaggina) che funge anche quale rappresentante nazionale in seno all’EURING, l’Unione Europea per l’Inanellamento, fondata a Parigi nel 1963 con il fine di organizzare, coordinare e standardizzare questa attività di ricerca a livello europeo.
Oggi quindi tutte le attività vengono condotte, nel rispetto della L. 157/92 e suoi recepimenti regionali, secondo le specifiche dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (già Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica) riportate nel Manuale per l’inanellamento degli uccelli a scopo di studio (Bardi et al. 1983) e nel Regolamento per lo svolgimento dell’attività di inanellamento a scopo scientifico (1999). In ogni caso il benessere degli uccelli durante le fasi di cattura ed inanellamento è assicurato dall’inanellatore, che lo considera presupposto irrinunciabile della sua attività.
Esaminando un uccello per inanellarlo raccogliamo dati quali identificazione della specie, determinazione di età e sesso, varie misure biometriche utili a caratterizzare le diverse popolazioni, la quantità di grasso accumulata dai migratori, lo stato della muta, l’habitat di cattura; tutte informazioni utili ad aumentare le conoscenze su etologia e fisiologia delle specie catturate. I dati raccolti nelle differenti stazioni permettono inoltre di acquisire informazioni sulla struttura della comunità ornitica e l’utilizzo dell’habitat.
Soggetti marcati e poi ricatturati o trovati morti ci danno informazioni su durata della vita e spostamenti; permettono quindi di definire le rotte migratorie e le aree di sosta, fornendo così indicazioni sulla fenologia spaziale e temporale della migrazione, ma anche dati utili per la creazione e la gestione di aree protette. Tali dati possono poi essere utilizzati per tutta una serie di analisi statistiche basate sulle cosiddette tecniche CMR (cattura-marcatura-ricattura), che consentono di stimare dimensioni della popolazione, tassi di sopravvivenza (e mortalità), tassi di emigrazione, reclutamento di nuovi individui nella popolazione, spostamento tra siti e soprattutto di mettere in correlazione questi parametri con variabili ambientali.
Molte specie di uccelli europei sono attualmente in forte declino. Le cause di tale declino non sono sempre chiare, ma è dimostrato che fattori quali la distruzione dell’habitat, l’intensificazione delle pratiche agricole, la caccia e le condizioni di siccità in Africa  si ripercuotono gravemente su alcune delle popolazioni di uccelli europei. Censimenti annuali ci dicono come cambiano i numeri degli uccelli, ma l’inanellamento diviene essenziale se dobbiamo comprendere il meccanismo che governa tali mutamenti. Le cause dirette di aumenti e diminuzioni delle popolazioni di uccelli sono le variazioni di successo riproduttivo, i tassi di sopravvivenza di adulti e giovani ed i tassi di migrazione od emigrazione. L’inanellamento, consentendo di raccogliere dati utili a stimare queste grandezze, è quindi una tecnica essenziale per la comprensione dei cambiamenti nelle popolazioni ornitiche e le loro cause, e di conseguenza per identificare le problematiche legate alla loro conservazione.